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Il corpo si frammenta in frattaglie biomorfe e la pena incessante e ineffabile cade dall’alto, senza mai toccare e bruciare la materia. Privata della parola, la colpa non ha forma e non ha fine, cade come lingua di fuoco che si moltiplica ma non raggiunge le parti più sconosciute e anonime del sé. La dualità domina la composizione dell’opera. Il fuoco è materico, mobile e tinto di luce, mentre la carne è piatta, scura e indifesa sulla superficie del suolo. Tutto il peso del vivere si dispone a terra per negare la trascendenza. Qui respira la vita pur nella sua immobile finitudine; là in alto, l’altrove inquieta senza poter raggiungere gli spazi dell’esistenza. In questo lasso di tempo forse troppo breve, Sonia Ros sviluppa nel respiro del corpo la propria ricerca poetica, che ha sete di connessioni, che sogna di fluire per sempre nella contemporaneità liquida. Se non per sempre, almeno per quel tanto che basta a riflettere sullo scorrere del proprio tempo nella precarietà del presente.
Al momento l'opera non è disponibile per la spedizione. Resterà in esposizione fino al 16 gennaio 2022 presso il Museo Casa Gaia a Portobuffolè (Treviso) per la mostra DIVINA...
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